ALTAI: intervista “monotematica” a Wu Ming. Riflessioni intorno alla figura di Yossef Nasi.


(di Anna Luisa Santinelli)
 
ATTENZIONE SPOILER. LETTURA CONSIGLIATA A CHI HA GIA' LETTO ALTAI
 
[Il collettivo Wu Ming ha da poco pubblicato per Einaudi il romanzo Altai  (pp. 411, € 19.50 ) ideale “seguito” di quel Q scritto nel lontano 1999 con lo pseudonimo Luther Blissett: in realtà, uno iato cronologico di quindici anni separa i due libri e le vicende in essi narrate. Poiché in rete esistono già valide interviste (*) su molteplici aspetti del romanzo, ho deciso di rivolgere a Wu Ming una serie di domande monotematiche, concentrando l'attenzione su di un solo personaggio, Yossef Nasi, figura portante nell'architettura del libro. Achtung! SPOILER!]
 
 
Battaglia di Lepanto - link alla pagina su wikipedia1) In Q si chiama João Miquez in Altai è Yossef Nasi, in pratica l'evoluzione, da un romanzo all'altro, dello stesso personaggio. Quali sono le differenze principali tra i “due” e soprattutto, tale diversità è condizionata dalla scomparsa in Altai di Beatrice de Luna?
WM: In Q la figura di João Miquez era in effetti subordinata a quella di Beatrice. In Altai è lui a venire in primo piano con tutto il suo carico di forza e ambizione. Tuttavia il rapporto che muta radicalmente da un romanzo all'altro è con ogni evidenza quello tra lui e il vecchio protagonista di Q. La relazione di amicizia che si è consumata nei quindici anni intercorsi e che noi non raccontiamo aleggia su tutta la seconda parte di Altai.
 

2) Il progetto sionista di Yossef Nasi e di sua zia – trasformare Cipro in una Terra Promessa per fuggiaschi, proscritti ed ebrei della Diaspora – poggia su basi storiche?  Dove finisce la Storia, dove inizia la finzione narrativa?

WM: Storicamente i Nasi diedero vita alla colonia di Tiberiade, che durò più di un secolo. Su Cipro non sappiamo invece quali fossero i progetti di Yossef Nasi, ma è certo che se il sultano turco avesse mantenuto la parola e l'avesse nominato sovrano dell'isola, Yossef Nasi sarebbe stato il primo re giudeo dopo quindici secoli di Diaspora. Noi abbiamo voluto immaginare quale sarebbe potuto essere il suo progetto, lo abbiamo reso ambizioso, perfino utopico. Conoscendo la grandiosa biografia del personaggio, non ci è sembrato inverosimile.
 

3) Come lettrice ho provato una sorta di “empatia a corrente alternata” verso questo personaggio dispensatore di fascino: il suo, è un impiego strumentale della religione – in tal caso siamo di fronte a un *politico puro* – o la sua essenza spirituale è un afflato sincero?
Il “vostro” Yossef Nasi chi è realmente?
WM: E chi lo sa!? Non è mai facile stabilire dei confini netti tra realismo politico e fede. In Yossef convivono entrambi gli elementi. Del resto, chi è più fedele? Chi si lascia martirizzare pur di non rinnegare la propria fede, o chi la conserva segretamente per poterla traghettare verso nuovi lidi e tempi migliori? I Nasi agirono sempre per conservare il patrimonio e il potere di famiglia, per aiutare gli ebrei perseguitati, per salvaguardare la cultura giudaica e creare una prospettiva politica, per diventare più forti. La loro visione teneva tutto questo assieme e li portava a convertirsi, a blandire monarchi e imperatori, ma senza perdere una visione collettiva. Questo loro atteggiamento venne visto da non pochi ebrei del loro tempo come una sorta di doppiezza opportunistica. Eppure non ci sono dubbi che Gracia e Yossef Nasi siano stati gli ebrei più importanti e famosi del XVI secolo. Gracia Nasi alias Beatriz de Luna è considerata ancora oggi una grande matriarca della storia giudaica.
 
4) Il rapporto tra Manuel Cardoso e Nasi è mutevole, varia nel corso della narrazione. È una corrispondenza padre/figlio, maestro/discepolo, leader/supporter, e infine sembra manifestarsi come fratellanza per convergenza d'intenti, saldata da stima e affetto. È così…?
WM: Sì. E' un rapporto archetipico ed esclusivo tra maschio "anziano" e maschio "giovane". E infatti taglia fuori le donne, chiunque esse siano. Quando il discepolo cresce, prende le distanze dalla figura paterna e agisce di testa propria, senza per questo smettere di amarla. Per riuscirci ha però bisogno del contatto con una seconda figura maschile, una specie di zio che è rappresentato da Ismail, e che fa il controcanto a Yossef. Alla fine Manuel riesce a compiere il processo di crescita che gli era sempre stato negato, ma avrà bisogno di riconciliarsi anche con lo spettro del femminino che lo insegue da sempre, con la figura materna. Soltanto questo sana la sua ferita, senza per altro esimerlo dall'espiazione, cioè dalle conseguenze pratiche delle proprie scelte.
 
5) La relazione omosessuale tra Yossef e David è poco marcata, resta sempre sullo sfondo delle vicende. È una scelta voluta quella di non esplorare l'aspetto affettivo/sentimentale di Nasi?
WM: Non ci interessava indagarla perché è chiaro che Nasi ha messo in secondo in piano la propria vita affettiva privata e non era questo il focus della nostra trama. Tuttavia sembra evidente che nel corso del romanzo il carico sentimentale di Nasi si sposta progressivamente da David a Manuel, che non è solo un "figliol prodigo" a cui passare il testimone. Ci sono un paio di momenti nella terza parte del romanzo in cui questo passaggio è suggerito, anche se il ritmo incalzante della trama può farli passare inosservati.
 
6) Nasi spinge all'azione e al mutamento interiore tutti i personaggi che lo affiancano. Anche il refrattario Ismail (fino a un certo punto, almeno). L'impressione è che Y.N. emerga come vero protagonista del romanzo, come origine di ogni cambiamento, come motore del flusso narrativo, anche più dell'io narrante…
WM: Questa impressione è dovuta al fatto che per larga parte del romanzo le fortune del protagonista e quelle di Yossef Nasi si sovrappongono. Alle soglie del finale però i due si dividono e affrontano separatamente il proprio destino, che è parecchio diverso per ciascuno di loro. Ad ogni modo è legittimo pensare che Altai abbia un doppio protagonista.
 
7) Per edificare il “giardino” di Cipro, Yossef N. decide di investire la realtà con lo scontro diretto, distruttivo e dispendioso. Mehmet Sokollu agisce invece secondo il principio obliquo della non-contesa, osserva l'avversario progettare il proprio fallimento.
Quali sono i limiti della prassi bellica scelta da Nasi? Quali i motivi della sua sconfitta?
WM: Nasi commette due errori. Il primo è di ordine strategico: pensare che la libertà possa nascere da un atto imperialista, mentre questo non può mai essere vero. Il secondo errore è piuttosto etico: pensare che si possa vincere con un solo colpo da maestri, che si possa battere la sorte una volta per tutte, realizzando il piano perfetto. Nasi pensa di poter far collimare tutto e di poter fregare tutti, avversari e alleati. E' la sua hybris a tradirlo. Per questo è la figura più tragica del romanzo.
 
(*) Per approfondire:
http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2009/11/20/altai
http://www.scritturacollettiva.org/blog/sic-intervista-wu-ming
Sito ufficiale di Altai:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Altai/